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 STALKERLAB    

Domani, 5 ottobre 2025,
l’esperienza collettiva e aperta raccolta sotto il nome di Stalker compie trent’anni.
Vediamoci, con chi vuole e può, alle 17h
lì dove oggi bisogna essere, al presidio per Gaza in piazza dei Cinquecento.
E’ il posto dove, senza intenti celebrativi, ha senso ritrovarsi per interrogarci ancora una volta su quali azioni e pratiche di creazione collettiva possano contribuire a sostenere e mantenere viva l’incredibile energia scatenatasi in questi giorni.

Attorno al fuoco circondati dalle fiamme

trent’anni di Stalker oggi

 

Le tappe evolutive, le tante trasformazioni di Stalker nel tempo sono sempre state connesse a eventi epocali, a partire dalla caduta del Muro di Berlino e dalla conseguente guerra nell’ex Jugoslavia. Eventi che alla fine non riescono a determinare una svolta verso un futuro più desiderabile, che non fanno altro che percuotere il  presente, allargando le crepe e intensificando gli scricchiolii di un apparentemente imminente collasso di una civiltà ormai consumata da guerre, forme sempre più sofisticate di oppressione e controllo, disuguaglianze incolmabili, crisi ecologica e, di nuovo, genocidi. Trent’anni di transizione, per Stalker di attraversamento, che non sembrano condurci verso un mondo nuovo. Stalker è nato, cresciuto e abita il tempo di questa transizione epocale, che stenta a compiersi, lenta, faticosa, la cui uscita sembra un miraggio che quando si avvicina svanisce all’orizzonte.


Così l’esperienza di Stalker è sempre più estranea a un presente distratto e indifferente, trovando confidenza e conforto solo in ciò e con chi resta ai margini della realtà contemporanea, chi ne è escluso e lotta per la sopravvivenza, chi cerca di immaginarsi diverso, chi non rinuncia ad amare ciò che ancora, in forme spesso incerte e fragili, palpita e lotta. Un mondo che sopravvive e cerca una via verso un tempo che possa appartenergli; un tempo a venire, continuamente evocato da eventi che alla fine non riescono a generarlo ma solo, ripiegandosi su sé stessi, a peggiorare le condizioni del presente, il grado di estraneità da esso, la difficoltà a sopravvivergli, l’urgenza di superarlo. L'esperienza dell’attraversamento, scavalcare, muoversi in un territorio estraneo all’evidenza della contemporaneità - Stalker attraverso I Territori Attuali -  è una esperienza profondamente segnata dalla caduta del Muro (1989), così come  dalla trasgressiva e conviviale esperienza dell’occupazione dell’università (1990) che ci ha spinto a ripensare il senso delle città e il ruolo dell’architettura e dell’arte per la loro trasformazione. 


Nel 1999 l’arrivo a Roma di migliaia di rifugiati curdi al seguito di Ocalan ci porta a sperimentare nuove forme e strategie di convivenza al Campo Boario e a creare con loro Ararat, asilo e ambasciata di un popolo senza stato. Nel 2001 la caduta delle torri gemelle a New York coincide con la nascita dell’Osservatorio Nomade, così come è il fiutare la crisi finanziaria del 2008 che poche settimane prima della crisi porta Stalker a proporre alla Biennale di Venezia del 2008 di passare dall’autodistruzione all’autorganizzazione, immaginando la necessità e l’imminenza di un punto di svolta. Da qui nasce nel 2009 Primavera Romana, solo pochi mesi prima delle Primavere Arabe. 

Così come è l’altra epocale ma poco riconosciuta data del 2015, quando l’Italia e l’Europa smettono i salvataggi in mare, che con un’ennesima lettere a, per, tra Stalker immaginiamo l'attraversamento in barca dell’Oceano Europa alla ricerca di Eur(h)ope, la speranza di una Europa diversa, mentre sta per iniziare l’esodo siriano. Nasce il NoWorking (2016) per sperimentare forme radicali di ospitalità. 


Durante il lockdown per il covid rilanciamo l’azione pubblica e condivisa per agire un rapporto trasformativo con l’ambiente, il mito e la storia  della città di Roma. Nascono così: Spontaneamente, celebrare il selvatico in città che ha nella difesa del Lago Bullicante, a fianco al Forum Parco delle Energie, il terreno comune per sperimentare azioni e riti collettivi tesi a disegnare nuove relazioni ecologiche tra città e natura. E la Zattera, alla deriva tra le memorie disperse di Roma capitale per decolonizzare la storia della modernità a Roma che trova nell’occupazione di Spin Time un baluardo di convivenza e innovazione sociale, e nel Mad’O Museo dell’Atto di Ospitalità, inaugurato nel 2019, un nuovo laboratorio.


Attorno al Lago Bullicante e a Spin Time, ai percorsi di Zattera e di Spontaneamente abbiamo elaborato una visione di Roma tesa a valorizzare le lotte in corso oggi per il diritto all’abitare e alla qualità della vita, leggendo il complesso mondo dell'autorganizzazione sociale e biologica di oggi all’interno della storia  e del mito che vede la città rigenerarsi attraverso la riappropriazione e il riuso delle proprie rovine. Abbiamo evocato degli “algoritmi eco-mitologici” a cui affidare ancora una volta la possibilità di rigenerare Roma:  il Latium, ovvero il rapporto mitico con la natura selvatica, l’Asylum, il dar casa e cittadinanza agli stranieri, e il Mundus, l’atto fondativo di condivisione tra diversi, sopravvissuti e rifugiati, di quel bene comune che è la città stessa. Questa visione della città di Roma è approdata alla Biennale di Venezia, nel Padiglione Austriaco a fianco al racconto di Vienna e della sua storia di eccellenza nella pianificazione pubblica, indicando una prospettiva di collaborazione tra lotte sociali e pianificazione pubblica davanti all’irresistibile incedere della finanziarizzazione della città e delle sue devastanti conseguenze.


Una visione che appare segnare un compimento della traiettoria di Stalker, in occasione dei suoi trent’anni di attività, ma che al contempo ha forgiato uno strumento comune, artistico, politico e narrativo, il cui possibile utilizzo nel partecipare e sostenere pratiche, poetiche e politiche di lotta, resistenza e trasformazione sociale nella nostra città-mondo ci interroga e ci ri-convoca per una nuova stagione di attraversamenti e di lotte creative.

Per chi vuole iniziare, tornare o continuare a partecipare e sostenere questo lungo, mirabolante e tortuoso cammino di Stalker credo sia utile andare a vedere a Venezia il Padiglione Austriaco in Biennale, aperto fino al 23 novembre 2025.

A marcare la fine di una stagione la chiusura, ultimata solo ieri, di NoWorking. Chiusura obbligata da una insostenibile richiesta di aumento dell’affitto sospinta dalla realizzazione a pochi passi dal NoW del nuovo dispositivo di deflagrazione urbana, il Social Hub, “studentato di lusso” messo a punto dall’urbanistica finanziaria. Un nuovo esodo, come quello che ci portò a lasciare Libetta casa dell’Osservatorio Nomade tra il 2001 e il 2009. 

Punti di ripartenza oggi sono l’avvenuto trasferimento della Biblioteca di Stalker al Mad’O e l’approdo dell’Archivio Nomade al Circolo Scandinavo sull’Aventino. Una grande fatica per continuare ad aver cura e trainare il lavoro di tanti nel tempo.

A Venezia una serie di Assemblee, la prossima il 10 e 11 ottobre con il lago Bullicante, propongono occasioni per elaborare il confronto e il dialogo tra pianificazione e progettazione da una parte e autorganizzazione e lotta sociale dall’altra. Il 23 novembre, chiusa Biennale, il dispositivo aperto e partecipato realizzato attorno ad una scultura, mappa, archivio delle pratiche di resistenza e di lotta delle comunità umane e non umane torna a Roma. E’ uno strumento operativo, aperto, comune e collettivamente manipolabile, per affiancare e sostenere quel necessario processo di confluenza tra le realtà sociali, culturali e artistiche che in questi giorni riconoscendosi insieme affianco alla Sumud Flottiglia, chiedono la fine del genocidio a Gaza, rivendicano un un nuovo umanesimo aperto alla collaborazione con tutto il mondo vivente a difesa della vita, umana e non umana. 


Partecipiamo attivamente questo necessario momento di raccordo, che a Roma come nel mondo intero, sta risvegliando le coscienze lasciando intravedere di nuovo la possibilità di una via, seppur stretta, per uscire dal tunnel di guerre, oppressioni, sfruttamento genocida della diversità biologica e sociale. Un clima di guerra apparentemente inarrestabile perpetrato da sempre più ristrette e potenti élites criminali per continuare a dominare una civiltà che essi stessi stanno portando al collasso. Élites economiche e politiche - sempre più transnazionali le prime e sempre più nazionaliste le seconde - che con l’aiuto di tecnologie securitarie e militari, sfruttano l’atomizzazione sociale e l’ignavia prodotta da bulimici consumi materiali e immateriali per impedire con ogni mezzo il compiersi di quella necessaria transizione a cui è legata la nostra stessa sopravvivenza.

Domani è il 5 ottobre, cade dopo due settimane di mobilitazione, ancora non sappiamo cosa accadrà oggi con l’ultima grande manifestazione per cui si prevede la presenza di un milione di persone in piazza. 


Quindi domani? 

 

Senza intenti celebrativi può aver senso ritrovarsi attorno a Stalker a trent’anni dall’inizio di questa lunga traversata per interrogarci ancora una volta su quali azioni e pratiche di creazione collettiva possano contribuire a sostenere e mantenere viva l’incredibile energia sociale scatenatasi in questi giorni.

Incontriamoci quindi domani 5 ottobre, con chi vuole e può, al presidio per Gaza a Termini (vicino la statua di Giovanni XXIII) alle 17. 

Perdonate la chiamata all’ultimo minuto, ma davanti all’imprevedibilità di quanto sta succedendo in questi giorni, capire se e come ritrovarsi già solo domani ha richiesto anche l’ultimo istante utile.

 

A domani

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MERCATI GENERALI      la natura a lavoro 

mostra laboratorio ideata da Stalker
presso The Gallery Apart, Roma 

13.12.24 - 18.01.25

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Ipotesi Roma: un’eco-mito ontologia su cui rifondare, ancora una volta, la città

 

Presentiamo qui una ipotesi: Roma è una  forma di vita complessa, un ecosistema sintropico, con una propria organizzazione emergente capace di evolvere spontaneamente e auto-rigenerarsi. Un sistema la cui storia naturale è data dal successo della relazione ecologica tra umano e non umano, un possibile schema di co-evoluzione tra biologico e sociale le cui possibilità e i cui limiti segnano le sue tante decadenze e rinascite, ecologicamente la sua resilienza, mitologicamente la sua eternità. Un eco-mito-sistema quindi in cui la componente umana ha un ruolo fondamentale, ma non il dominio.

E’ sempre esistita ed ancora esiste una Roma che dispiega, spontaneamente possibili mondi a venire tra le rovine di civiltà e culture in esaurimento, che inconsapevolmente ospita ambienti e forme di vita emergenti, conseguenze spontanee ed inattese dei propri stessi fallimenti. Una Roma nascosta ed eterna, non perché eternamente splendente, ma perché tra le rovine inselvatichite delle sue molteplici decadenze ha sempre ospitato l’incontro tra sopravvissuti e profughi stranieri, ricostituendo ogni volta la possibilità di un ennesimo futuro, non secondo una logica lineare di progresso e di dominio sull’altro ma secondo una logica non lineare e circolare, propria della vita stessa, di rigenerazione delle relazioni con l’altro, sia esso il passato, l’ambiente naturale o lo straniero. 

Un sistema di paesaggi emergenti tra le pieghe più offese e abbandonate del territorio metropolitano, epicentri creativi di quelli che nel 1995 chiamammo Territori Attuali, ambienti per i quali - nel Manifesto di Stalker - si propone “l’abbandono come massima forma di cura”. Paesaggi che, seppur inediti e imprevedibili, sono allo stesso tempo incredibilmente in continuità con la storia del paesaggio romano, caratterizzato dalla prospettiva mitologica di una città che nasce sulle rovine dell'Età dell'Oro, riappropriate dalla natura selvatica del Latium, e da una storica convivenza con le rovine. L’ambiente selvatico, che si riappropria delle rovine di un tempo consumato per dare rifugio a forme di vita tra loro straniere, scatenando una serie di possibili relazioni tra ciò e chi è sopravvissuto al passato e ciò e chi è sopraggiunto da altrove, costituisce il dispositivo mito ed eco-logico per dispiegare la possibilità di un nuovo inizio dopo la fine. Un paesaggio dove convivono una molteplicità di tempi, di culture e di specie che, precarizzando e indeterminando il presente, dispiegano infiniti possibili mondi tra cui può trovar luogo, imprevedibilmente, il futuro. 

Un ambiente in cui l’uomo perde il dominio dello spazio e del tempo in uno spaesamento, spesso ritratto come felice (l’Arcadia greca e il Latium virgiliano), in cui tornare a tessere relazioni con gli altri e con altre forme di vita per riabitare insieme, sopravvivendo alla transizione ecologica, un mondo nuovo.

Stalker

Stalker è un soggetto collettivo nato nel 1995, che compie ricerche e azioni sul territorio con particolare attenzione alle realtà di margine, territori in abbandono e in trasformazione chiamati “Territori Attuali”.

La modalità di intervento proposta da Stalker è sperimentale, fondata su pratiche spaziali esplorative, di ascolto, relazionali, conviviali e di progettazione collaborativa, attivate da dispositivi di interazione creativa con l’ambiente investigato, con gli abitanti, con gli immaginari e con gli archivi della memoria. Tali pratiche e dispositivi sono finalizzati a catalizzare lo sviluppo di processi evolutivi auto-organizzanti, attraverso la tessitura di relazioni sociali ed ambientali, lì dove per abbandono, indisponibilità o rifiuto sono venute a mancare.
 

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