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La Zattera
alla deriva tra le memorie degli ultimi
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LA ZATTERA
una proposta di Stalker
per l’avviso pubblico Contemporaneamente Roma 2020-21-22
Assessorato alla Crescita culturale, Roma Capitale
Una storia artistica e sociale degli ultimi a Roma nei 150 anni di Roma Capitale
Il progetto ruota attorno alla realizzazione nei tre anni di un’opera artistica, la Zattera, struttura che evoca sia
una condizione di sopravvivenza sia un vagare alla deriva, una installazione, da costruire attraverso un
cantiere aperto, che contiene un archivio-teatro delle memorie disperse dell’abitare informale a Roma nei
150 anni di capitale d’Italia.
La costruzione della Zattera sarà occasione per condividere e diffondere la conoscenza dei luoghi e della
storia sociale e culturale della Roma informale e subalterna, delle rappresentazioni che l’arte ne ha dato,
delle forme di autorganizzazione e di educazione che ha prodotto, attraverso un percorso di ricerca e
formazione aperto a tutti dove possano incontrarsi artisti, cittadini, esperti, testimoni e coloro che ancora
oggi sono abitanti caratterizzati da uno statuto incerto di cittadinanza. Si intende tracciare così un filo
conduttore che ricolleghi le storie di quella Roma sofferente e sognatrice, mai ridotta alla modernità,
mapparne il patrimonio e valorizzarne la storia culturale; un’occasione per esplorare gli archivi della
memoria e le tracce fisiche nei territori selvatici della città, le forme di vita che vi hanno avuto luogo e le
narrazioni artistiche, filmiche e letterarie che li testimoniano. Nei primi due anni verranno realizzati i
contenuti, elaborati attraverso una ricerca partecipata e una serie di azioni urbane, che confluiranno in
diversi formati artistici nella Zattera.
Una volta realizzata, la Zattera diventerà il teatro del racconto di una Roma altra, un dispositivo che fa
dell’andare alla deriva una strategia di lettura e di interpretazione con cui esplorare, abitare e cartografare
una Roma possibile, sospesa tra memorie in rovina, pratiche informali e immaginari incompiuti. L’intento è
rivolgere alla città uno sguardo mitopoietico, curioso e creativo, che ne scandagli le lacune nella memoria e
nei tessuti urbani, per poi, tramite l’azione artistica, inscrivere e ritualizzare quanto portato alla luce nel
contesto sociale e culturale della città.
In occasione dei 150 anni di Roma Capitale si intende ripercorre la storia moderna dell'abitare informale e
nomade e a volte clandestino nelle pieghe selvatiche della città che in forme diverse ha sempre
caratterizzato la vita di Roma. L’esperienza degli ultimi, i loro disagi, le loro lotte ma anche il loro abitare
vernacolare e diverso, in contatto con le rovine e la natura selvatica, che ha sempre reso l’esperienza degli
ultimi di grande interesse per artisti e studiosi socialmente impegnati. La storia degli ultimi e di chi si è
impegnato per il loro riscatto costituisce un filone di investigazione storico-artistico ancora tutto da
esplorare. Il progetto intende tracciare una linea di continuità di queste realtà proponendo in una
narrazione unitaria, la storia dei guitti, braccianti stagionali dell’agro romano che fino al 1900 dormivano in
capanne ma anche sotto i portici del Campidoglio e di piazza Vittorio, quella dei baraccati sfollati dal
centro e migranti dell'entroterra che hanno sostituiti i guitti nel passaggio dall’agricoltura all’edilizia, poi
rimasti zingari, in gran parte esclusi dall’assegnazione delle case popolari negli anni ‘70, fino ai migranti
che ancora oggi trovano rifugio tra le rovine di fabbriche ed edifici dismessi. Una storia sociale che ha
segnato le tappe della storia urbana di Roma pur restando spesso nell’ombra e che insieme ai protagonisti
ha visto partecipi artisti, attivisti e studiosi, che ne hanno restituito l’epopea, hanno sperimentato forme di
rappresentazione e narrazione artistica innovative e sviluppato scuole e percorsi di formazione non formale
sperimentali ed avanzati. Dai “25 della campagna romana” e la realizzazione delle scuole dell’agro nei primi
anni del ‘900, ai fotografi, agli scrittori e ai cineasti neorealisti, insieme alle scuole popolari nate per i
baraccati tra gli anni ‘50 e i primi ’70, fino alle esperienze di narrazione, promozione sociale e formazione
svolte affianco a Rom e migranti negli ultimi cinquant'anni.
La realizzazione della struttura fisica della Zattera nel terzo anno di progetto prevede la raccolta di materiali
naturali e la loro lavorazione, condivisa e conviviale, a cui dar forma insieme, materiali che crescono
spontanei, autoctoni e allogeni, nel selvatico urbano, lavorati intrecciando tecniche cadute in disuso e
tecniche di altre culture. La Zattera è costituita di legno di Ailanthus Altissima, pianta allogena infestante,
simbolo del movimento della natura, che verrà tagliata e trattata per cavarne gli assi portanti. Questi
verranno poi legati tra loro con cordame recuperando le antiche tecniche di intreccio dei “vergai” e dei
“giuncari” della Campagna Romana. Per realizzare il tappeto circolare avvolto attorno all’albero della
zattera verrà cardata e intrecciata la lana delle tante pecore che ancora abitano Roma e che oggi non ha
più un utilizzo economico. Come simboliche “zavorre” della zattera saranno utilizzate steli e targhe in
marmo e travertino che verranno iscritte per dar nome e memoria a fatti e luoghi, per vela una tela in
canapa con luoghi e itinerari di centocinquant’anni di storia degli ultimi.
Il “carico”, ciò che la zattera porterà con sé nel suo allestimento definitivo, verrà realizzato utilizzando
quattro formati artistici con cui archiviare e narrare le memorie raccolte:
Gli Itineraria: una collezione di mappe su cui tessere i percorsi che si realizzeranno attraverso la città per
riconnettere e frequentare storie e luoghi rimossi o dimenticati. Sono tavolette di legno vergate tra loro a
soffietto, su cui vengono disegnati gli itinerari. Tutti gli itinerari verranno conservati in un’apposita cassa-
atlante e cuciti sulla vela-mappa.
A fare grande Roma sono spesso stati gli itinerari disegnati dagli stranieri con le loro narrazioni, così ai
tempi dei pellegrinaggi medioevali quando nacquero le prime guide, i Memorabilia Urbis, come ai tempi
del Grand Tour con i diari di viaggio, da Montesquieu a Goethe. Il progetto intende riprendere questa
tradizione realizzando alcuni itineraria, mappe e narrazioni di percorsi attraverso la città vista dagli stranieri
di oggi avvalendosi della collaborazione di artisti e ricercatori in residenza presso le accademie e gli istituti
stranieri, così come dei migranti e dei luoghi e delle storie delle diverse comunità straniere a Roma.
I Memorabilia costituiscono una biblioteca portatile di descrizioni fantastiche dei luoghi teatro di
esperienze collettive perdute o sconosciute. I memorabilia, sono realizzati con carta autoprodotta e rilegati
a mano in carta pecora, contengono storie e disegni che raccontano i “Monumenti” della Roma selvatica,
verranno conservato in un baule - tesoro sulla zattera.
Il Lapidarium è costituito da una collezione di targhe in pietra iscritte collettivamente con cui dare un nome
e suggellare il ricordo a posti e storie recuperate alla memoria collettiva. Le targhe in pietra saranno
imbragate in funi legate alla zattera e costituiranno le zavorre della Zattera nell’allestimento finale.
I Fasti saranno costituiti da un calendario di eventi, riti e pratiche culturali, antiche, nuove o straniere da
iscrivere e ritualizzare negli annali delle festività cittadine. Il calendario dei “Fasti” sarà realizzato attraverso
l’incisione di tavolette di rame che adorneranno la “Ruota del Tempo”, un timone - calendario allestito sulla
zattera. Il progetto vuole iscrivere nel calendario romano delle ricorrenze le feste delle comunità straniere
così come riattivare feste tradizionali romane ormai perdute.
Prima di divenire oggetti materiali gli itineraria, percorsi, i memorabilia, celebrazioni di luoghi, il lapidarium,
ricordi di eventi, e i fasti, celebrazioni di riti e feste, costituiranno delle azioni artistiche collettive che
abbiamo chiamato “Circostanze”, momenti rituali di cammino e di convivialità che avranno luogo nei siti e
con le realtà sociali e culturali interessate e con i testimoni diretti dove ancora presenti. Le “circostanze”
verranno documentate attraverso lo sguardo dei giovani fotografi e videomaker migranti che costituiscono
il NoWorking Media Lab.
La ricerca delle storie e dei luoghi, così come la preparazione delle “Circostanze” come degli oggetti
artistici che le testimoniano, costituirà un percorso di formazione informale aperto e maieutico che da
tempo abbiamo chiamato SUN, Scuola di Urbanesimo Nomade. Il lavoro di ricerca e formazione della SUN
sarà accompagnato da un programma pubblico e di approfondimento con incontri e conferenze.
Stalker promuove il percorso di ricerca e produzione artistica insieme a NoWorking Media lab,
in collaborazione IN VIA DI DEFINIZIONE con alcune accademie e istituti di cultura stranieri a Roma (in
particolare Circolo Scandinavo, Istituto Svizzero, Accademia di Francia), il Dipartimento di Architettura -
Università Roma Tre, Rif Museo delle Periferie (Azienda speciale PalaExpo), CivicoZero-Save the
Children e le associazioni e realtà sociali legate alle tematiche investigate e agite per ogni singola
“Circostanze” per ciascuna annualità, con la partecipazione di artisti, ricercatori, fotografi e, dove presenti,
testimoni diretti.